DEI TANTI EX GIOVANI PITTORI IN CARRIERA CHE… RAMMEMORANDO GIANFRANCO TRUCCHIA (1939 – 1994)

DEI TANTI EX GIOVANI PITTORI IN CARRIERA CHE… RAMMEMORANDO GIANFRANCO TRUCCHIA (1939 – 1994)

Sono tanti i giovani pittori in carriera che, trascorrendo gli anni, si fanno registrare dalle cronache artistiche sempre meno presenti e operativi. Fino a scomparire dispersi nel labirinto della esistenzialità nella quale si aggirano procacciandosi il pane quotidiano (anche il companatico, in alcuni casi): con i proventi che derivano loro dall’attività di insegnanti nelle scuole pubbliche, oppure da altra attività lavorativa, sprovvisti del filo arianneo per condursi all’uscita.
Sono tanti i pittori ex giovani in carriera che, trascorrendo gli anni, meditano un ritorno nell’arengo espositivo continuando a mantenersi operativi nel proprio atelier, pur tra millanta difficoltà esistenziali: senza mai decidersi a proporsi a critici d’arte e galleristi, scoraggiati da possibili dinieghi o disattenzioni intollerabili.
Ognuno di noi può inventariare un certo numero di tali ex pittori giovani in carriera, identificandoli nel proprio luogo di residenza e lavoro, tra i coetanei: se alla pittura e ai pittori abbiamo dato e continuiamo a dare risorse e attenzioni (oltre che contributi creativi) personali.
Ognuno di noi può redigere un elenco di pittori giovani in carriera coetanei desaparecidos che, al loro apparire nelle gallerie d’arte, furono notiziati come talenti artistici e garantiti come valori economici.
Chi merita, tra questi pittori, di essere essere condotto fuori dal labirinto in cui soggiorna misconosciuto e obbligato da lungo tempo?
Chi merita di essere proposto ed esposto, perché della sua creatività tornino a occuparsi gli studiosi del settore e perché gli operatori del mercato d’arte lo accreditino come investimento economico responsabilmente?
Merita ciò soltanto chi ha continuato a dipingere iconizzando la propria interiorità: personalizzando sempre più la tavolozza e gli stilemi che la connotano sulla tela.
Merita ciò chi ha continuato a esprimere pittura “poeticamente”, sia pure in soggiorno obbligato nel labirinto esistenziale che lo ha costretto a farsi registrare assente per lungo tempo.
Un caso eblematico, meritevole di essere esaminato e segnalato, è possibibile considerarlo costituito da Gianfranco Trucchia, desaparecidos come pittore durante molti anni, allorchè nel dicembre 1992, fu proposto dal Centro Nucleo Arte a Bologna, protagonista 53enne inconsapevole di un evento espositivo destinato a non essere replicato vita natural durante, causa la sua morte prematura nel febbraio 1994.

Nato a Bologna nel 1939, nella stessa città il Trucchia ha studiato diplomandosi all’Istituto Statale d’Arte. Poi è stato un giovane pittore e insegnante in carriera fino al 1972, docente all’Istituto Statale d’Arte Ceramica “F. A. Grue” di Castelli /Teramo.
Vincitore di un Premio Diomira nel 1966 a Milano, è stato presentato in catalogo nello stesso anno da Giancarlo Politi di Flash Art, in occasione della mostra allestita negli spazi della Galleria l’Incontro a Pescara, patrocinata dall’Ente Provinciale Turismo di Teramo.
Giorgio Kaisserlian, Renzo Margonari, Luigi Lambertini, Filiberto Menna, Franco Russoli, Cesare Vivaldi hanno scritto della sua pittura dopo aver visitato le sue esposizioni a Bologna (Galleria Duemila), Modena (Galleria Comunale), Roma (Galleria Il Cerchio), Napoli (Galleria S. Carlo), Verona (Galleria Ferrari), Venezia (Galleria De’ Gritti).
A Bologna ha vissuto in prima linea il “Presente Contestato” di una generazione in conflitto che ha avuto in Franco Solmi il suo organizzatore ed esegeta: un “Presente” irrequieto, sponsorizzato dalle Istituzioni Cittadine senza molto profitto per sé e per l’arte contemporanea.
Nel labirinto della esistenzialità, senza il filo per condursi all’uscita, è entrato allorchè ha considerata terminata la stagione della contestazione possibile, attivandosi come creativo in uno studio di grafico/pubblicitario, reso inquieto da conflitti interiori irrisolvibili. Attivo contemporaneamente anche come pittore e scultore “in e pro domo sua” vagheggiando innamoramenti ineffabili, “usando il colore e mettendo parole” (ipse dixit!).
Poetando:
E’ dal buco che nascono le parole / inchiodate nel velluto del tempo / circonsico nel master di un sogno.
Fino al ritorno in pubblico nella sua città natale con l’expo nel Centro Nucleo Arte intitolata “Streghe e Stregati”, per esporsi e proporsi in uno stazio atipico come artista interprete della contemporaneità: dopo una esposizione estiva anticipata nello spazio verde del Museo Alternativo “Remo Brindisi” al Lido di Spina /Ferrara, intitolata “Favole e Falsi”.
Gianfranco Trucchia l’ho incontrato e conosciuto casualmente. D’istinto l’ho determinato a dipingere le opere che sono state esposte, poi, nel Centro Nucleo Arte: proposte alle attenzioni dei collezionisti come opere di un artista degno di riconoscimenti fertili. Considerandole opere di un artefice portatore di esperienze visive e introspettive elaborate sperimentando un recupero della pittura calda, “…oltre lo spazio magico e sempre intrigante del surrealismo”.
Giudicando la sua arte un’arte del dipingere che, per arrivare alla sua conclusione, concede ospitalità a materiali “altri”, privilegiandoli perché la inglobino. Oppure un’arte del dipingere che, arrivata alla sua conclusione, ingloba materiali “altri” che non privilegia, ma ospita soltanto. Oppure, ancora, un’arte del dipingere che arrivando alla sua conclusione si falsifica inglobando materiali “altri” per interrompersi e dirottarsi incompiuta. A meno che l’artista non la contamini “intenzionalmente” con materiali “altri” eterogenei che la falsificano inquinandola, pur di ostacolare la sua conclusione.
Poetando:
Nel tagliacarte / di quel foglio nero / che volevo usare / il bottone slacciato / delle mie convinzioni.

Le opere concepite e realizzate per l’esposizione “terminale” negli spazi del Centro Nucleo Arte a Bologna mi confermano nell’opinione già espressa e divulgata nel dicembre 1992, allorchè scrissi che “…la favola sodomaso dell’arte postmoderna del dipingere che tanti materiali “altri” inglobano falsificandola, ha in Gianfranco Trucchia un suo mentore e cantore sensibile, e poetico, affascinato dal raffigurabile, attratto dai materiali “altri” ordinari, reperti di un vissuto quotidiano intrigante e inquietante.
Poetando:
Che sciocca bestia sei / segui pianure e non gli spigoli / persa nel bianco che non ti appartiene.