VERSIFICAZIONE MIRATA

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DEI LIBRI-DOCENTI BIBLIOTECATI DA OGNI SCRITTORE NATO IN UNA CASA DOVE NON C’ERANO LIBRI

 

LETTERA DI PAUL ELUARD A GALACECILIA,

Molto bella e gentile, è stata dolce con me, ma senza di te
non ho i miei bicchieri di smeraldo e di fuoco,
e non ho ricavato da tutto questo che un disincanto incredibile, e tanta voglia di morire. La bellezza da sola non basta.
Senza amore, tutto il resto è perduto, perduto, perduto, un insieme sgradevole di contrattempi e veleni ignobili e disgustosi.

Non c’è vita senza amore.
Ed io, mia piccola Gala, ti amo infinitamente.
Non credo affatto alla vita, credo in te.
Questo universo che è mio e che Si mescola alla morte
non può entrarci che con te. E fra le tue braccia che esisto.
E dentro i tuoi occhi, fra i tuoi seni, fra le tue gambe che non mi spegnerò mai.
Il resto, è solo una grande miseria che sogna solo di crollare.
Sono incredibilmente triste e confuso. Ho abusato troppo della vita.
E ti amo troppo, lo dico con ardore, con fede, di sogno in sogno, ho cambiato universo, sono passato nel tuo.
Guardati nello specchio, e guarda gli occhi che amo, i seni che amo, il sesso che amo, le belle mani, ascolta come parli, mia unica amica, capisci perché comprendo solo il tuo linguaggio, perché ti lascio libera, e quale gioia ricavo dalla tua, perché ti voglio audace e forte e fatta a tua immagine e somiglianza, secondo la tua volontà che è anche la mia, e che si è meravigliosamente elevata, come la mia, sul nostro amore.
Ti adoro e ti abbraccio dappertutto.

DEL POETICHESE… DI GIORNATA
di Enzo Rossi-Ròiss

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Fotoritratto di Mario Rebeschini

Il rischio di un “poetichese” di massa webizzato marginalizza chi scrive poesie, ma non legge libri scritti da Grandi Poeti, per non farsi influenzare nel momento in cui semantizza piccole esternazioni personali, incapace di poetare attivandosi dentro il linguaggio: nel senso della liberazione, della ribellione, della trasgressione, dell’eresia, della liberazione, dei grandi sogni, dell’utopia.
Nel web, dove sembrerebbe dominare il principio che uno vale uno, il risultato è spesso che tutto vale zero, destinato a connotarsi irrilevante. Poichè il web crea tunnel dove alcuni deambulano parlando a (e con) omologhi, presumendo di parlare al (e col) mondo.
***
Predisposti a stupirci ed emozionarci… si può condividere soltanto il presente (l’oggi) propiziandosi (anche) la condivisione del futuro (il domani) e… considerando repertato e archiviato il passato.

In Piazza Maggiore a Bologna nel gennaio 1957

1964 Biennale d’Arte Internazionale a Venezia, con Lucio Fontana nella sala di Alik Cavaliere.
Foto pubblicata nel catalogo della Expo “Venezia 1948-1986 La Scena dell’Arte”, curata da Luca Massimo Barbero, Peggy Guggenheim Colletion (5 febbraio – 21 maggio 2006), allestita con fotografie dell’Archivio Arte Fondazione Modena.

“Aspettando Godot” a Lecco nel 1961 (Compagnia del Teatro San Marco Milano – Regia di Tullio Pendoli)

  1. GUAZZABUGLIO SCRITTORIO INEDITO DI UN SIMIL ECO
    PETROLINIANTE DOCENTE DEL DAMS
    BOLOGNESE
    VERSIFICATORE SPERIMENT ECO ALE  

MINISTRO RETICENTE RETENTINSO

Apparteneva alla sua grigia lobbja
senza essere massone
col bianco trench riparava i reumatismi
sotto la pioggia
e con le nere scarpe scalpicciava sul mondo
Io non ho conosciuto il suo cammino
(se non dai pochi resoconti manoscritti)
e non ho mai saputo se all’ultimo crocicchio
andò di qua o di là o si spinse dritto
Se fosse suo il dovere e mio il diritto

DALLA STALLA ALLE STELLE

Erano ottusi e duri come muli
e in più del gioco pèrser pure i lumi
E’ un ignorante, non conosce i verbi
i brevi amor non coglie e non s’affanna
i mesi del suo anno non han semi
(le ore del suo tempo non han scocca)
Si crede un asso e invece non ha ossa
***
Se al mio capo che s’alza
corrisponde il tuo che s’abbassa
vuol dire che siamo uniti

Se la tua strada è in discesa
e la mia in salita
significa intesa
tu a sinistra per resistere
io a destra per insistere

Quando manca il contenuto
cerco una rima interna
ma come in un processo di scomposizione
e ricomposizione (priva di ritmo) della forma
io cerco una logica che disinformi
Poi prendo i sentimenti impuri e le emozioni
vado a caccia d’intenti verso le sensazioni
finché s’incontrano con l’allegoria
(e non sopporto ch’essa non ci sia)
Se so che così come appare non è un sonetto
ma solo intento incrociato con diletto
non ti sbagliare tu che la leggerai
questo è la mia poesia
una voglia selvaggia d’anarchia
e non cercare ciò che non troverai
***
sposa posa osa sa a
adorata dorata orata rata
eletto letto etto
arduo poetaccio
ardo e Poe taccio
***
via del messaggio consumato,
qualcosa ho dimenticato
del messaggio consumato via:
d’aver speso solo il mio (roba mia)
mentre genova cantava
in un nido sognavo
un tutù da ballerina
chiuso dietro una persiana

Poiché di Umberto Eco non si deve buttare via niente, come da gran tempo si consiglia fare di tutto ciò che insiemizza alcune unicità, ho deciso di anticipare feisbukata l’esistenza di alcuni esercizi scrittòrii sememizzati da Eco nel tempo in cui ha tenuto lezioni nelle aule del Dams in via Guerrazzi a Bologna, già autore de “Il nome della rosa”. Decidendo di fare ciò in data 4 ottobre 2016, giorno in cui è stata pubblicizzata da “la Repubblica” l’esistenza di 50 piccole graphic novel, disegnate ante litteram da Eco con la stilografica su fogli di quaderno durante le ore di lezione nel liceo Plana di Alessandria, e affidati ufficialmente con l’autorizzazione di utilizzo esclusivo a Mario Garavelli, compagno di studi poi magistrato amico.
I fogli in mio possesso, presuntivamente sememizzati da Eco sono formato A4, complessivamente 20 con 7 scritti anche sul retro. Le loro superfici risultano autografate tutte da scrittura eseguita usando penne stilografiche. Tranne un foglio con disegnato un autoritratto, d’apres il ritratto del Pericoli illustratore delle “Bustine di minerva”. Documentano un guazzabuglio di esercizi scrittorii eseguiti privilegiando la manipolazione lessicale, la parodia giocosa e ironica, la polisignificazione, la enigmaticità anche enigmistica, l’humor goliardico mai domo disanagrafato & disanagrafante. Come e quando io li abbia acquisiti lo rivelerò, eventualmente, eseguendo un esercizio scrittòrio narrativo.

 

RIME DIA ESTREMI
(prefaintroduttivamente)

Se lei non t’ama, sfodera la lama
(ma punta con garbo, senza tanto sgarbo)
Se ti tradisce – ricorda – in core si punisce
(e non pensare ch’ella non sappia amare)
Se hai prova certa ch’ella non ti pensa
cerca conforto a mensa:
(mens) sana in corpore est

Se parla d’altri con accesi accenti
frena i lamenti (in cor)
e menti
se senti
che al rispetto di lei tu stai mancando
fiuta celiando (fandonia licet)

 

DEL POETICHESE WEBIZZATO
di Enzo Rossi-Ròiss
Il rischio di un “poetichese” di massa webizzato marginalizza chi scrive poesie, ma non legge libri scritti da Grandi Poeti, per non farsi influenzare nel momento in cui semantizza piccole esternazioni personali, incapace di poetare attivandosi dentro il linguaggio attrezzato da metafore eccellenti: nel senso della liberazione, della ribellione, della trasgressione, dell’eresia, della liberazione, dei grandi sogni, dell’utopia. Nel web, dove sembrerebbe dominare il principio che uno vale uno, il risultato è spesso che tutto vale zero, destinato a connotarsi irrilevante. Poiché il web crea tunnel dove alcuni deambulano parlando a (e con) omologhi ininfluenti, presumendo di parlare al (e col) mondo.
***
Domandiamoci: “La poesia cos’é ?”. (Perchè sia tempesta e assalto per ogni avventura) Rispondiamoci: “Un continuo viaggio nella vita simbolica degli oggetti al seguito di un veggente e visionario come Rimbaud – La purificazione mallarmeana del dialetto quotidiano – Una conversazione con ospiti curiosi: come Jaean Cocteau, Eugène Jonesco e Samuel Beckett, prestigiosi individui scribenti posteri di Alfred Jarry – Vivere verticalmente ciò che gli altri di solito subiscono orizzontalmente – Predisposizione permanente a stupirci ed emozionarci”.
Consapevoli che si può condividere soltanto il presente (l’oggi) propiziandoci (anche) la condivisione del futuro (il domani) e… considerando repertato e archiviato il passato.
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Memorizziamo questi versi di Roberto Roversi:
Lacerare l’incubo insensato
riportare l’occhio all’occhio
la mente alla mente
non lasciare niente da parte niente di intentato
ma non mescolare le carte..
Lasciare libera la scrittura
finché dura il mondo.

Perché sia tempesta e assalto per ogni avventura.
GIORNO VERRA’ IN CUI…

di Enzo Rossi-Ròiss

Giorno verrà in cui ci accadrà di pensare
che abbiamo voluto bene
soltanto ad alcune donne:
che non conserviamo reperti memoriali
di tutte le altre meritevoli di ricordanze.

Giorno verrà pervaso di tristezza
per la conta delle nostre relazioni
con donne divenute inesistenti,
comprese le relazioni con donne
esistenti che ci risultano assenti.

Assenti nella nostra quotidianità appena svegli
… nel ruolo di oggetto di desiderio reciproco.
Assenti nella emozionalità di ogni nostro “oggi”
… nel ruolo di bene-fattrici o bene-ficate.
Assenti nell’immaginario di ogni nostro “domani”
… nel ruolo di partnership sessuali favoriti.
Assenti nell’ etcetera irrilevante.

SI ANNOVERA TRA….

Si annovera tra i nani chi sostiene
sia ininfluente una statura superiore
Si annovera tra le volpi chi considera
immangiabile l’uva che non può essere colta
Si annovera tra gli esibizionisti disagiati
chi esibisce bellezza interiore
non disponendo di bellezza esteriore
Si annovera tra chi considera bastevole ciò che ha
chi è consapevole che altro possesso gli è precluso
Si annovera tra chi non ha mai rischiato
chi continua a non rischiare perché scettico
sul beneficio che soltanto dal rischio
potrebbe derivargli…eventualmente!

(Pag. 110 in “Poemi doping” – I Antichi Editori Venezia)