DELLA PINA BALLARIO (1899 – 1971) GIOVANE POETESSA PIEMONTESE MALE-OSCURATA

Pina Ballario è stata una scrittrice, generata a Novara dal musicista Angelo Ballario direttore d’orchestra. E’ stata anche una insegnante piemontese laureata in lettere a Torino nel 1921. Moglie disamorata dell’industriale milanese Carlo Tosi dal 1922 al 1933 (anno della separazione), e madre intellettuale di Gianfranco Tosi, figlio unico. Premio Bologna nel 1938 per la letteratura dedicata alla gioventù. Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio nel 1965. “Fertilissima autrice di opere organiche ai Governi in carica”. Milanesizzata in dimestichezza con Ada Negri, Massimo Bontempelli, Dino Buzzati, Enrico Emanuelli. Ri-novarizzata col figlio durante gli anni esistenziali residui, successivi al 1933, ruolandosi “smogliata” in rapporto epistolare con lo scrittore francese Pierre Loti. Risulta wikipediata con 38 pubblicazioni cartacee elencate cronologicamente. “Fiabe e leggende delle Dolomiti” (esordiente nel 1924), “La casa sulla collina” (terminale nel 1966), “Un ladro in Paradiso” (edizione postuma nel 1984). Antonio Faeti l’ha presa in considerazione (citata) come scrittrice per l’infanzia, redigendo per La Nuova Italia di Firenze nel 1977 un libro intitolato “La letteratura per l’infanzia”, e ampiamente esemplificata ne “La prateria degli asfodeli” della Bononia University Press Ed. 2010 (pp. 155-161). Dal 2016 è disponibile un Book Kindlee di Luisa Barbera, intitolato “Lungo viaggio di una scrittrice novarese”.
Per quanto mi riguarda ho deciso di prenderla in considerazione come individualità creativa male-oscurata dalla depressione, giovane scrittrice delle 49 poesie pubblicate nel 1923 col titolo “I canti della mia solitudine” (pp. 94, Casa Editrice La Vittoriosa, Milano). Una pubblicazione che non risulta elencata, né citata in alcun modo dal redattore della scheda wikipediata, poiché l’ha ignorata considerandola contenitore libresco di versificazione inequivocabilmente “disagiografica” e melanchonicamente post-freudiana, come quella trascritta qui di seguito.
MAL DI CUORE Io mi tormento, Il mio cuore mi batte con affanno Nel petto ed alla gola. Fuori le piante gemono col vento, E le nuvole nel cielo vanno e vanno. Veglio, son sola. Non so perché, mi pare di morire Soletta, qui nel buio, soffocata. Vorrei gridar: m’opprime una calura! Se si potesse aprire sopra il fiume Che corre sotto, fresco, tra le brume, Del mio chiuso balcone la vetrata! Mi pare di morire, ed ò paura. Chi batte alla finestra? Una farfalla spersa nella sera; Ne vedo l’ombra piccoletta e nera Tra i fiori di ginestra. La lampada s’è spenta. La luce mi teneva compagnia; Il mio male nel buio mi tormenta, Chi passa nella via ? Il mio cuore mi batte con affanno, E nel cielo le nubi vanno e vanno. EGO Non sono bella, no. Porto nel viso Il tedio della vita. Ho gli occhi grandi, Bocca crudele e facile sorriso E grido, e rido, e sfido. Sfido la sorte ove a fondar mi mandi E drizzo la mia vela a ignoto lido, Su fragile naviglio, Con un pennon vermiglio, Fregiato duna croce e un cuor trafitto.
ANNOTAZIONE – Sono poesie scritte da una giovane madre post-partum, divenuta moglie disamorata destinata a smaritarsi dieci anni dopo, poco più che trentenne. Sono poesie edite una-tantum nel 1923 destinate a essere ignorate dai bio-bibliografi della loro Autrice.